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Processo Eternit: tutto ciò che c'è da sapere

Il Processo Eternit è iniziato nel 2009 e ha portato alla condanna di Stephan Schmidheiny, ultimo erede della famiglia, nei primi due gradi di giudizio, mentre è stato assolto dalla Corte di Cassazione. L’Avv. Ezio Bonanni, Presidente di ONA – Osservatorio Nazionale Amianto ne é stato uno dei suoi protagonisti.

L'Eternit (conosciuto anche come fibrocemento) è il nome dell’azienda produttrice dei più venduti prodotti di cemento amianto. Il successo dell’azienda Eternit fu così grande che questo stesso nome è stato utilizzato per indicare i materiali in amianto o fibrocemento.

Negli stabilimenti venivano prodotti i materiali in cemento amianto, usati soprattutto in edilizia e ampiamente commercializzati in Italia e nel mondo. Tuttavia nel tempo è stata evidente la capacità cancerogena dell'amianto, come conferma anche la monografia IARC.

Nei 5 stabilimenti Eternit italiani (Bagnoli, Cavagnolo, Rubiera, Siracusa, Casale Monferrato) sono stati migliaia i lavoratori esposti e deceduti per malattie amianto correlate, oltre ai loro familiari e a coloro che hanno vissuto nella zona.

La famiglia Schmidheiny, proprietaria dell’azienda Eternit, è coinvolta nel processo Eternit per la responsabilità nei confronti dei lavoratori morti o ammalati.

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La storia dell'azienda Eternit in Italia

Ludwig Hatschek è stato il primo a brevettare il materiale in fibrocemento, registrato con il nome di Eternit. Alois Steinmann ne acquistò poi la licenza e nel 1903 aprì in Svizzera la ditta Schweizerische Eternitwerke AG. Tra i prodotti commerciali più di successo c’erano le lastre ondulate e quelle piane e i tubi per le condutture di acqua potabile.

Dal 1935 il cemento amianto venne prodotto anche dalla Fibronit a Bari e poi anche a Napoli Bagnoli. Nel’55 nacque Eternit Siciliana, affiancando gli stabilimenti di Casale Monferrato, Rubiera (Reggio Emilia), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari, già presenti sul territorio italiano.

Processo Eternit I: prescrizione del disastro ambientale

Stephan Schmidheiny e gli altri amministratori Eternit sono stati processati più volte. Il processo Eternit I, in primo grado, ha portato alla condanna dell'imputato a 16 anni di reclusione.

La Corte di Appello di Torino poi ha confermato la sentenza di condanna a carico di Stephan Schmidheiny per disastro ambientale (art. 434 c.p.), anche per gli stabilimenti Eternit Bagnoli ed Eternit Rubiera, aggravandone la pena a 18 anni di reclusione. Invece ha dichiarato di non dover procedere nei confronti dell’altro imputato, il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, deceduto poche settimane prima della sentenza di appello Eternit.

Tuttavia, la Corte di Cassazione, con sentenza del 19 novembre 2014, n. 7941, ha dichiarato la prescrizione del reato di disastro ambientale (art. 434 c.p..) ed ha annullato la condanna in primo e secondo grado del magnate svizzero Stephan Schmidheiny. Infatti il termine di prescrizione del reato è stato fatto decorrere dalla data di chiusura degli stabilimenti e non dalla fine del disastro che è tutt'ora in corso tra gli ex dipendenti, i familiari e gli abitanti vicino gli stabilimenti.

Processo Eternit bis a Torino: contestazione prescrizione

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Dopo l'assoluzione del magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel processo Eternit I per prescrizione, si è organizzata subito un'assemblea pubblica a Casale Monferrato. L'ONA si è poi costituita parte civile nel processo Eternit bis, chiedendo la condanna di Stephan Schmidheiny alla pena di giustizia.

La Procura della Repubblica di Torino, dopo il giudizio di assoluzione per prescrizione Eternit, ha contestato a Stephan Schmidheiny il reato di omicidio volontario per la morte di 258 persone a causa di patologie asbesto correlate.

Il reato di omicidio volontario è stato derubricato in omicidio colposo, con l’aggravante della colpa cosciente. Le due sentenze sono state impugnate dalla Procura della Repubblica di Torino e dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Torino.

L'Avv. Ezio Bonanni, all'udienza del 13 dicembre 2017, ha insistito perché la Corte di Cassazione annullasse l'ordinanza del GUP Torino che aveva alleggerito l'imputazione da omicidio volontario a omicidio colposo. Con la trasformazione del capo di imputazione da omicidio volontario a omicidio colposo, infatti, la gran parte dei casi di decessi per patologie amianto correlate sono stati dichiarati prescritti.

Purtroppo la Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità dei due ricorsi per un vizio di forma.

Processo Eternit bis Torino: difesa delle vittime

Le vittime Eternit sono sostenute dall’Avv. Ezio Bonanni, che assiste, nel processo Eternit bis di Torino, gli eredi di una delle due vittime per le quali il reato non si è ancora prescritto (eredi Testore).

Ridotta in secondo grado la condanna di Stephan Schmidheiny a 4 anni nel procedimento Eternit bis Torino. La Corte di Appello si è pronunciata riformando la sentenza Eternit e disponendo una condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione per l’omicidio colposo di Giulio Testore, operaio dello stabilimento di Cavagnolo morto per un mesotelioma da amianto. Nel processo Eternit Torino l’imprenditore svizzero è stato assolto, invece, per l’altro capo di imputazione, l’omicidio colposo di un secondo dipendente, Rita Rondano, perché il fatto non sussiste.

Sentenza del Processo Eternit bis Napoli

Il processo Eternit bis prosegue a Napoli per il reato di omicidio colposo. Stephan Schmidheiny è imputato anche nel processo Eternit bis in corso a Napoli per i numerosi decessi per mesotelioma e altre malattie amianto correlate tra i dipendenti dello stabilimento Eternit Bagnoli e gli abitanti delle zone limitrofe.

Anche in questo caso Eternit, l’Avv. Ezio Bonanni fa parte del collegio di difensori di parte civile e l’Osservatorio Nazionale Amianto è costituito parte civile. Infatti, la Corte, rigettando la richiesta di estromissione avanzata dalla difesa dell’imputato nella precedente udienza, ha ammesso la costituzione di parte civile dell’ONA come ente esponenziale rappresentativo della categoria delle vittime dell’amianto.

Il 2 marzo 2022 la Procura di Napoli ha chiesto per l’imputato 23 anni e 11 mesi di reclusione. Stephan Ernest Schmidheiny è accusato dell’omicidio volontario di 6 operai dello stabilimento di Bagnoli Eternit e di 2 loro familiari.

Dopo aver rimandato la sentenza definitiva al 6 aprile 2022, la Corte di Assise di Napoli ha condannato l’imprenditore svizzero a 3 anni e 6 mesi per l’omicidio colposo di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli, deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto. È stato assolto, invece, per il decesso di Franco Evangelista. Infine, per le altre sei vittime il reato è stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione.

L'ONA al Processo Eternit bis Vercelli

L'ONA è costituita parte civile anche nel Processo Eternit bis di Vercelli, per il quale il magnate svizzero è stato rinviato a giudizio per i decessi (392) che sono stati registrati per effetto della lavorazione dell'amianto nello stabilimento di Casale Monferrato e per la contaminazione della città.

Solo 62 delle 392 persone decedute per patologie asbesto correlate, riportate nel capo di imputazione, sono ex dipendenti dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato. Tutti gli altri sono coloro che sono stati esposti ad asbesto per la contaminazione ambientale, provocata dalla condotta dell'imputato.

Eternit bis: Schmidheiny nuovamente a giudizio a Novara

Nel corso dell'udienza preliminare avvenuta in data 24 gennaio 2020, presso il Tribunale di Novara, il GUP Dott. Fabrizio Filice ha rinviato a giudizio Stephan Schmydheiny.

L'accusa è quella di omicidio volontario per aver cagionato la morte di 392 persone, deceduti a causa di mesotelioma per l’esposizione a inquinamento ambientale da amianto.

Davanti alla Corte d’Assise di Novara, il 16.01.2023, sono stati chiamati nuovamente a testimoniare alcuni consulenti tecnici della difesa.

Eternit Bagnoli e Eternit Casale: rigettato “ne bis in idem”

La difesa dell’imputato Stephan Schmidheiny ha sostenuto che l’imputato dovrebbe essere prosciolto sulla base del principio del "ne bis in idem", poiché c’è stato già il processo per i reati di cui agli artt. 434 e 437 c.p., ed è stata dichiarata la prescrizione.

Sulla eccezione di "ne bis in idem", ci fu il rinvio degli atti alla Corte Costituzionale, sulla base della cui decisione il GUP di Torino superò l’eccezione, proprio sui rilievi contenuti nella sentenza della Corte Costituzionale. Il GUP di Torino ha sentenziato che non vi è "ne bis in idem", perché si tratta di fattispecie di reato, diverse e nuove, perché nel nuovo processo amianto è contestato il reato di omicidio.

Risarcimento danni per le vittime Eternit

Tutte le vittime dell’Eternit hanno diritto al risarcimento dei danni. Hanno diritto al risarcimento Eternit per danni anche i familiari dei lavoratori nelle fabbriche Eternit, rimasti vittime dell’amianto. Il ristoro dei danni prevede quelli patrimoniali e non patrimoniali, tra cui il danno biologico subito, quello morale ed esistenziale.

La strage della fabbrica Eternit è tutt'ora in corso poiché le patologie asbesto correlate hanno una lunga latenza. Nella sola città di Casale Monferrato si registrano ogni anno circa 40 nuovi casi di mesotelioma e decine di altre patologie tumorali provocate dalla contaminazione di polveri e fibre di amianto.

Oltre alla difesa delle vittime è però importante compiere la prevenzione primaria. L'ONA e l'Avv. Ezio Bonanni da tempo chiedono la bonifica dei siti Eternit, non ancora ultimata, con la rimozione di questi materiali nocivi dai luoghi di vita e di lavoro.

In Italia esistono ancora tanti siti contaminati, come testimonia l'Avv. Bonanni nella sua pubblicazione "Il libro bianco delle morti di amianto in Italia- Ed.2022". In mancanza di una mappatura precisa delle zone contaminate è importante che anche i cittadini segnalino le aree a rischio esposizione. Questo è possibile anche grazie l'APP Amianto.

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