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Published: Febbraio 14, 2023

Croce e vesti di Gesù: contenevano amianto?

Stando a una leggenda, la croce e le vesti di Gesù erano stata realizzata con un miracolo materiale incombustibile.

Croce di Gesù e il legno che non brucia 

Sul diario di un viaggiatore arabo, si legge che durante un suo viaggio in Cina intorno al 941 vide un albero che non bruciava mai.

Esso era originario del territorio della tribù Baja (a est della Regione Transoxania), che attualmente copre l'Uzbekistan, il Tagikistan e le regioni sud-occidentali del Kazakistan.

Stando al suo racconto, i pellegrini cristiani sostenevano che la croce di Gesù Cristo fosse realizzata con tale legno.

Primo quesito risolto: il materiale della croce 

Certamente il viaggiatore si riferiva all’amianto, ma l'idea che il legno della croce (cui era attribuito il miracolo) fosse di amianto era assolutamente infondata.

In parte, la falsa credenza era attribuibile alla mancanza di conoscenza sul minerale killer; in parte, si trattava di una frode messa in atto per suggestionare i credenti. 

La storia di un tessuto e una pietra ignifughe

Un’altra storia, narrata dal giurista e teologo persiano Abd al-Melek (12 febbraio 1028 – Bushtaniqān, 20 agosto 1085) affermava che gli abitanti di Al-Lames, indossavano abiti ignifughi. In aggiunta, diceva che vicino al fiume Dera si trovava una sostanza con le stesse proprietà.

Si trattava di una sorta di pietra, chiamata, nella lingua berbera, “tamat”, “glaost”. Ecco come la descrive.

«Strofinata tra le mani, si ammorbidisce a tal punto da assumere la consistenza del lino. Serve per la fabbricazione di cordame e capezze, che sono assolutamente incombustibili. Con questa sostanza è stato realizzato un costume per uno dei principi zenatiani che governano a Sidjilmessa»

La croce e la veste del discepolo ignifuga

In un altro passo, il giurista asserisce «un uomo di comprovata veridicità mi disse che un commerciante aveva mandato a prendere un tovagliolo fatto con questo minerale per Ferdilend, Re di Galizia, in Spagna (Ferdinando I di Leon). 

Lo offrì al principe, spiegando che era appartenuto a uno dei discepoli di Gesù, e che il fuoco non poteva produrre alcuna impressione su di esso. Ne fornì la prova sotto gli occhi del Re, il quale, colpito da tanta meraviglia, spese tutte le sue ricchezze per acquistare questa reliquia. Lui lo inviò al sovrano di Costantinopoli, perché fosse depositato nella chiesa principale (e ne ricevette in cambio una corona reale) con l'autorizzazione ad indossarlo.

Diverse persone raccontano di aver visto nella casa di Abul Fadl di Bagdad la frangia di un tovagliolo fatto di questa sostanza, che messa a fuoco diventava più bianca che in precedenza. Per pulire un tale tovagliolo, che aveva l'aspetto di lino, bastava metterlo sul fuoco».

Secondo quesito risolto: il materiale del telo

Nel Claronicon Casinense (Cronaca dell'Abbazia di Monte Casino) di Leone Marsicano (1046-1115), riappare ancora una volta la storia del telo. Si legge infatti che cui alcuni monaci di ritorno da un pellegrinaggio a Gerusalemme portarono a casa un frammento del telo con cui Gesù aveva asciugato i piedi ai suoi discepoli (particulam lintei, cum quo pedes discipulorum Salvator extersit).

Alcuni scettici misero in dubbio l’origine miracolosa della reliquia, ma sottoposto a un esperimento, il tessuto riprendeva la sua forma precedente. Questo fece sì che il reperto venisse considerato autentico. In realtà si trattava di amianto.

Confermata la frode: amianto spacciato per legno della croce

Le straordinarie proprietà del materiale lo rendevano uno strumento perfetto per la creazione di false reliquie e come accennato, la sua incombustibilità serviva come prova di autenticità. 

In pratica, i truffatori spacciavano pezzi di amianto per frammenti della Vera Croce e i monaci di Monte Cassino caddero nella trappola.

ONA-Osservatorio Nazionale Amianto: una lunga storia

Quella dell’amianto è una lunga storia. Ha dato origini a miti e leggende di ogni genere. Ha permesso ai truffatori del passato e agli speculatori del presente di ingannare (nel primo caso) i fedeli e, di arricchirsi (nel secondo caso) a danno dei consumatori. 

Se in epoca passata non si avevano evidenze tangibili sulla pericolosità del killer silente, chi ha fatto soldi in nome del Dio denaro in epoche recenti sapeva. Ciononostante ha taciuto. 

A questo si deve l’ecatombe che ha ucciso e continua a uccidere milioni di persone in tutto il mondo. È ora di dire basta una volta per tutte, perché la salute è un valore da difendere per ogni società che si definisca civile.

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