Appuntamento: Lunedi - Venerdi: 09–13, 15–19:30
avveziobonanni@gmail.com0773 663593
hello world!
Published: Febbraio 3, 2023

Fibrosi polmonare idiomatica: il ruolo dell’amianto 

Uno studio ha ipotizzato che l’amianto sia responsabile dell’aumento di casi di fibrosi polmonare idiomatica. Perché stabilirne il nesso è importante?

Fibrosi polmonare idiomatica (IPF): conosciamo la patologia

La fibrosi polmonare "idiopatica" (IPF) è una malattia rara, cronica, irreversibile, invalidante e spesso letale. Porta infatti al progressivo declino della funzionalità polmonare.

È legata all’età e causata, si presume, da lesioni epiteliali in individui con adeguata suscettibilità genetica, che possono o meno avere una causa identificabili.

Diversi polimorfismi per una sola malattia

I diversi polimorfismi genetici, che si traducono in un epitelio alveolare vulnerabile, includono anomalie nei geni della mucina (ad esempio MUC5B), nei geni delle proteine tensioattive e nei geni della telomerasi (ad esempio TERT e TERC).

Associazione tra l'esposizione all'amianto e l'IPF

La patologia è molto frequente nelle zone industriali, cosa che farebbe ipotizzare un nesso con alcuni patogeni tossici ambientali, su tutti l’amianto. In effetti, i risultati clinici, radiologici e istopatologici nell'asbestosi e nell'IPF sono simili.

Uno studio caso-controllo ha pertanto cercato di stabilire se l’esposizione al killer silente, in combinazione con una rara variante genetica che colpisce il 9% della popolazione (allele MUC5B) associata all’IPF, possa scatenare la patologia.

Pazienti malati di fibrosi polmonare idiomatica a colloquio

Per stabilire il nesso, gli studiosi hanno sottoposto a colloquio 497 pazienti di ventuno ospedali dell’Inghilterra, Scozia e Galles. I partecipanti erano solo uomini, affetti da IPF (tra il 2017 e il 2019) e fumatori, con storia di esposizione lavorativa al minerale killer.

Si è preferito scegliere solo la categoria maschile perché storicamente è la più interessata al rischio lavorativo legato all’amianto. L’età dei partecipanti era di circa settant’anni ed erano quasi tutti di etnia caucasica.

Un focus d'approfondimento sull’amianto

Nello specifico, il team ha assegnato ai lavoratori esposti al patogeno amianto “una categoria di rischio”, mediante una matrice di esposizione al lavoro. Essa derivava da rapporti di mortalità proporzionale- professionale per il mesotelioma pleurico.

In aggiunta è stata anche registrata una valutazione dettagliata di ciascuna mansione professionale per stimare la durata del lavoro, la "dose" cumulativa e la distanza dai siti a rischio.

Metodi di indagine dello studio scientifico

Una volta selezionati i candidati, essi sono stati sottoposti a una serie di esami clinici tra cui TC ad alta risoluzione e, se necessario, biopsia polmonare.

Risultato dello studio sulla fibrosi polmonare idiomatica

«Abbiamo scoperto che l'esposizione all'amianto era comune sia per i casi (66%) sia per i controlli (63%) senza differenze significative tra i due gruppi»- affermano gli scienziati.

L’esposizione professionale all’amianto, da sola o la sua interazione con il genotipo MUC5B rs35705950, non è stata associata all'IPF. L'esposizione all'amianto e al fumo interagiscono e possono effettivamente aumentare il rischio di IPF nei portatori della variante genetica comune sopracitata.

Essi avevano infatti cinque volte più probabilità di ammalarsi. Insomma, almeno in questo caso, non tutte le colpe sono dell’amianto.

Ma allora perché è così importante questo studio?

«Il nostro studio è il primo a indagare l'interazione tra fattori di rischio ambientali e genetici stabiliti per la fibrosi polmonare, una combinazione di esposizione storica all'amianto professionale, precedente fumo di sigaretta e un polimorfismo MUC5B».

Lo studio multidisciplinare suggerisce un ruolo importante per la suscettibilità dell'ospite nella patogenesi IPF. Fornisce una base per la futura ricerca sull'interazione gene-ambiente e il sostegno per un divieto globale dell'amianto.

ONA: l’amianto ha sempre un ruolo negativo

Lo studio ha “scagionato” l’amianto quale fattore scatenante? In parte sì, ma appare altresì evidente che la concomitanza delle patologie asbesto correlate e la mutazione genetica, insieme a fattori ambientali e fumo, siano devastanti.

L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ritiene che ogni singolo aspetto relativo alla nostra salute vada monitorato. Se è vero che al momento non si può agire modificando la genetica, possiamo tuttavia ridurre drasticamente i rischi. Evitare l’amianto, il fumo e, per quanto possibile, ogni fonte di inquinamento, dipende da ciascuno di noi.

Fonti

Richiedi assistenza legale

ASSISTENZA LEGALE

Richiedi una consulenza all'Avv. Ezio Bonanni
Richiedi una consulenza