In questa guida affrontiamo l'udienza preliminare nel processo penale italiano: vediamo quando si svolge, chi vi partecipa, cosa succede in concreto, quali scelte si possono compiere e le conseguenze che ne derivano.
Iniziamo con il rispondere alla prima domanda fondamentale: cos'è l'udienza preliminare? L’udienza preliminare è una fase del procedimento penale che si colloca tra la chiusura delle indagini preliminari e l’eventuale apertura del dibattimento.
Non è presente in tutti i procedimenti penali, ma solo in quelli più gravi, per cui è previsto il giudizio davanti al tribunale in composizione collegiale o alla Corte d’Assise. Ogni volta che il massimo della pena supera i 10 anni di reclusione (salvo eccezioni), il processo è di competenza del collegio.
Il suo scopo principale è filtrare le accuse infondate o costruite su indagini carenti, evitando che arrivino a processo penale casi non sostenibili. In questa fase il giudice valuta se le prove raccolte dal pubblico ministero siano sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio (art. 425 c.p.p.).
Non è quindi un processo vero e proprio. Non si decide sulla colpevolezza, ma solo sull’opportunità di andare a giudizio. Se le prove non reggono, il giudice può bloccare l’azione penale con una sentenza di non luogo a procedere.
L’udienza preliminare è prevista solo nei procedimenti per reati gravi, cioè quelli che rientrano nella competenza del tribunale collegiale o della Corte d’Assise. Non si svolge invece:
L’avviso di conclusione delle indagini (art. 415-bis c.p.p.) è il primo segnale che si sta per aprire questa fase. Dopo quell’avviso, il pubblico ministero, se ritiene che ci siano elementi per sostenere l’accusa, formula la richiesta di rinvio a giudizio. A quel punto viene fissata l’udienza preliminare.
L’udienza preliminare è una fase decisiva per le strategie difensive. Le parti hanno a disposizione diverse opzioni e strumenti, tra cui:
Chi difende l’imputato può anche chiedere un termine per prepararsi o depositare documenti, memorie e prove difensive. È il momento per impostare la difesa e, se possibile, evitare il dibattimento.
All’udienza preliminare partecipano soggetti precisi, ciascuno con ruoli e poteri specifici.
In alcuni casi può essere presente anche un interprete o un curatore speciale, ad esempio se l’imputato è minorenne o incapace.
L’udienza si apre con la verifica della regolarità delle notifiche. Il giudice controlla che le parti siano state avvisate correttamente e che siano presenti o rappresentate.
Segue una prima fase in cui si discutono le questioni preliminari: nullità, eccezioni, istanze difensive. Se tutto è regolare, il PM espone la propria posizione, illustrando i motivi del rinvio a giudizio.
Il difensore dell’imputato prende poi la parola. Può opporsi al rinvio, presentare prove a discarico, chiedere un rito alternativo o sollevare eccezioni. Anche la parte civile può intervenire per chiedere il rinvio a giudizio o produrre atti.
Il giudice può disporre integrazioni probatorie, ma solo se indispensabili (art. 422 c.p.p.). Non si tratta di un vero processo probatorio: si decide sulla base del fascicolo delle indagini.
Alla fine, il giudice si ritira in camera di consiglio e decide. La decisione può essere letta subito o depositata nei giorni successivi.
L’udienza preliminare può concludersi in diversi modi:
La sentenza di non luogo a procedere non è irrevocabile: il PM può impugnarla. Inoltre, l’imputato può essere rinviato a giudizio per gli stessi fatti, se emergono nuove prove (art. 434 c.p.p.).
Se l’imputato viene rinviato a giudizio, si apre la fase dibattimentale, con regole proprie (pubblicità, oralità, contraddittorio pieno). Le prove vengono assunte ex novo, e quelle dell’indagine possono essere solo lette se ammesse.
Se invece viene pronunciata una sentenza di non luogo a procedere, il procedimento si chiude, salvo impugnazioni o nuove prove.
Se si accede a un rito alternativo, la causa segue quel percorso:
L’udienza preliminare è spesso vista come un filtro garantista. Il giudice valuta in modo critico l’impostazione del PM. Non è un passaggio burocratico. Nella prassi, tuttavia, la percentuale di rinvii a giudizio resta alta. Questo alimenta un dibattito: serve davvero? Oppure sarebbe meglio eliminarla e rafforzare i riti alternativi?
Alcuni ritengono che l’udienza sia poco utile, poiché spesso si limita a ratificare l’impianto accusatorio. Altri sottolineano che, in assenza di un filtro come questo, si rischierebbe un sovraccarico dei dibattimenti e una lesione delle garanzie dell’imputato.
Per l’imputato e il suo difensore, l’udienza preliminare è un’occasione decisiva. La strategia dipende dalla posizione processuale e dagli atti raccolti:
Una difesa efficace può evitare il processo, ottenere uno sconto di pena o comunque impostare meglio la linea per il dibattimento.