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Published: Gennaio 30, 2023

Bugie letali sull’amianto: le colpe del Dio denaro 

Le innumerevoli morti legate all’amianto sono figlie delle bugie propinate da chi ha speculato e tratto profitto dalla fibra killer.

Tutte le bugie dette su una fibra letale

Nel corso dei secoli, l’amianto è stato impiegato ampiamente in ogni settore. Era considerato un minerale miracoloso per via delle sue straordinarie proprietà e per la sua economicità.

Già dalla sua scoperta era tuttavia emersa la sua pericolosità. Ciononostante, in nome del profitto, chi ha speculato sul patogeno, ha preferito tacere circa i rischi legati all’esposizione.

Questo ha provocato una vera e propria ecatombe di portata mondiale. A pagarne le spese, non solo chi ha lavorato a contatto con l’amianto ma anche coloro i quali lo hanno respirato indirettamente. Esempio su tutti, le divise di lavoro che venivano portate a casa rilasciavano le micro fibre letali.

Le bugie su “lady amianto” nella storia

Nel corso del XX secolo, la fibra fu commercializzata con il marchio “lady amianto” e veniva rappresentata come una dea greca armata di scudo per proteggere la civiltà. In sintesi, un simbolo di progresso. In effetti l’industria diede lavoro a milioni di persone.

Nel 1898, a seguito di alcune indagini effettuate su dei lavoratori britannici (ammalatisi per aver respirato la fibra), il minerale fu soprannominato “la polvere del diavolo”.

Apriti cielo: nesso tra esposizione e decessi

Neanche a dirlo, gli assicuratori degli industriali fecero di tutto per negare il nesso fra esposizione e decessi. Nel 1924, la morte di un’operaia del settore tessile nel Regno Unito, fu il primo caso ufficializzate ed aprì un varco nella legislazione. Da quel momento, le fabbriche furono costrette a installare dei sistemi di ventilazione per prevenire l’inalazione del killer silente.

Le bugie sull'amianto a stelle e strisce

Anche negli Stati Uniti, i casi di morte sospetta correlata all’amianto, crescevano a dismisura. Qui tuttavia, invece di ammettere le proprie responsabilità, le autorità decisero di mettere in campo delle azioni per ridurre al minimo danni finanziari e nascondere la verità ai lavoratori e all’opinione pubblica in generale.

I magnati riuscirono ad influenzare il Parlamento affinché i disegni di legge fossero applicati solo ai lavoratori più esposti al patogeno. Fu così che una fetta di addetti a mansioni in cui era presente il silicato (ad esempio chi era impiegato nei cantieri navali), non ebbe alcun tipo di protezione a livello normativo.

Il minerale inoltre era commercializzato per oggetti di uso domestico. Cosa che mise a rischio intere popolazioni ignare dei rischi.

Le ricerche di John Melville sull'amianto

Il magnate americano dell’amianto John Miller decise di effettuare degli esperimenti segreti condotti sui topi. Nel 1933, i vertici della sua azienda si riunirono per discutere la risoluzione di undici cause intentate dai lavoratori affetti da asbestosi. Si decise di accontentare due di essi tramite un accordo segreto, che prevedeva l’allontanamento dall’azienda, dietro lauta ricompensa.

Gli interessati firmarono un'intesa in cui si impegnavano a non chiedere ulteriori risarcimenti e non intentare causa. Peccato che altri operai continuarono a fare causa contro il gigante.

Per gli anni a seguire, le verità sulla pericolosità dell’amianto continuarono a essere taciute. I casi di tumore, furono omessi e tutto continuò come prima e più di prima.

Le cause contro i datori di lavoro diventano più frequenti

Nel frattempo, si ammalarono sempre più persone e le cause contro i datori di lavoro aumentarono in maniera esponenziale.

A questo punto, le aziende dovettero mettere sul piatto della bilancia diversi aspetti. Era più conveniente pagare, tacere o mettere in sicurezza i lavoratori?

Bugie sull'amianto: qualcosa cambia

Nel 1958, un uomo coraggioso chiamato Frederick LeGrande, fece causa alla Melville. Non accettò alcun compromesso ed espose pubblicamente i “panni sporchi” del colosso. Questo provocò una terribile onda d’urto nel sistema. Ad ogni modo, le colpe delle malattie furono addossate all’inquinamento, al fumo e altri fattori.

Spostiamoci in Sud Africa con la fibra killer

Alla fine degli anni Cinquanta, un medico sudafricano confermò che l’amianto era il solo responsabile di alcune patologie come il mesotelioma. La notizia fece il giro del mondo, provocando grande allarme fra i lavoratori.

Nel 1965 il capo della compagnia produttrice di amianto Turner and Newell informò il consiglio di amministrazione sulle continue richieste risarcitorie, da parte di chi aveva contratto qualche patologia asbesto correlata (dopo aver consumato prodotti contenenti la fibra).

Nel 1967 l’azienda decise di ritirare dal commercio alcuni manufatti. Ad adottare lo stesso provvedimento anche altre compagnie. Per ironia della sorte, il magnate John Turner morì di cancro ai polmoni nel 1978.

Le bugie ritornano ancora una volta

Sebbene ormai il sospetto sulla pericolosità dell’amianto fosse sempre più evidente, molte aziende decisero di battere la strada del negazionismo. Iniziarono dunque a combattere per screditare i detrattori, sostenendo l’assoluta innocuità del silicato.

Nel 1970 negli Stati Uniti tuttavia arrivò una legge sulla sicurezza e la salute del lavoro e si istituì un'agenzia per la protezione dell’ambiente.

Nel 1973, si effettuò un sondaggio sulla consapevolezza dei rischi legati al patogeno. Risultato? Ebbene, la maggior parte delle persone non aveva ancora capito la portata del dramma. Cosa che fece esultare gli speculatori. Nello stesso anno tuttavia, a seguito di ulteriori pressioni, la Giuria di New York diede alle aziende due opzioni: pagare le controversie o rimuovere il minerale.

Le bugie sull'amianto: non sapevamo!

Le compagnie, dopo aver tentato invano la strada del negazionismo, finirono per modificare la versione dei fatti, onde evitare gravi ripercussioni. Iniziò l’era del “non sapevo”.

In pratica, sostenevano di non essere al corrente dei pericoli derivanti dalla fibra. Eppure, senza tirare in ballo chi antichi greci, egiziani e persiani, già dagli anni Trenta, si discuteva sui danni da amianto!

Capitolo 11, istanza di protezione fallimentare

Per correre ai ripari, nel 1981 John Melville fu il primo ad attuare una strategia per evitare futuri reclami, presentando istanza di protezione fallimentare ai sensi del Capitolo 11. Separò pertanto in due la sua compagnia, lasciando a una di esse, quella in fallimento, l’onore risarcitorio. Capite bene quanto avranno versato ai poveri malcapitati.

Ancora oggi, aziende del calibro della J&J si appellano al Capitolo 11 per evitare il tracollo.

Osservatorio Nazionale Amianto: basta con le bugie

Nell’affrontare un problema che ha causato morte in tutto il mondo, si dovrebbe essere franchi. Non vogliamo bugie. Dobbiamo preservare salute e la dignità di ogni essere umano a dispetto di ogni profitto.

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