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L'evoluzione giurisprudenziale della causa di servizio

L'evoluzione giurisprudenziale della causa di servizio ha conosciuto un notevole cambiamento nel corso degli anni. Inizialmente, la giurisprudenza si mostrava più restrittiva nell'interpretazione e nell'applicazione delle cause di servizio. Tuttavia, nel tempo, ha subito una trasformazione che ha portato al riconoscimento di una più ampia gamma di circostanze in cui la causa di servizio può essere invocata.

Le decisioni emanate dai tribunali hanno avuto un ruolo significativo nel ridefinire i criteri utilizzati per stabilire il legame tra l'attività lavorativa e le lesioni o malattie subite dai lavoratori, ovvero il nesso causale. Si è assistito a una vera e propria inversione dell'onere della prova che approfondiremo nel dettaglio nel corso di questa guida.

L'Avvocato Ezio Bonanni fornisce assistenza legale alle vittime di malattia di origine lavorativa, per il riconoscimento della causa di servizio e della malattia professionale e per l'ottenimento di tutti i benefici connessi, compreso il risarcimento integrale dei danni. Questo spetta al lavoratore malato e ai suoi congiuti in caso di malaugurato decesso. Fornisce anche l'assistenza medica e psicologica attraverso l'ONA - Osservatorio Nazionale Amianto di cui è Presidente.

Definizione della causa di servizio: cos'è e come si ottiene

La causa di servizio è un concetto giuridico fondamentale nell’ambito del diritto del lavoro e della sicurezza sul lavoro. Quando un lavoratore subisce danni o contrae una malattia a causa delle mansioni svolte in servizio, la causa di servizio è un elemento essenziale per stabilire la responsabilità legale e i diritti del lavoratore.

La causa di servizio si applica ai dipendenti pubblici delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza mentre per i dipendenti privati e del pubblico impiego privatizzato si parla di malattia professionale.

La causa di servizio è strettamente connessa al riconoscimento del nesso causale. Questo significa attribuire il danno biologico a motivi correlati all'attività lavorativa.

Essa consiste nel riconoscimento del nesso causale. A tale riconoscimento seguono il c.d. equo indennizzo e anche la c.d. pensione privilegiata.

Oltre a tali diritti, se l’infermità è legata allo svolgimento di particolari attività, come quelle di cui all’art.1, co. 563 della L. 266/05, sussiste anche il diritto al riconoscimento dello status di vittime del dovere. Ci sono, poi, altri casi nei quali sussiste il diritto alla equiparazione a vittime del dovere. Infatti, le particolari condizioni ambientali ed operative eccedenti l’ordinarietà (art. 1, co. 564, L. 266/05, e art. 1 d.p.r. 243/06), danno diritto alle stesse prestazioni.

I benefici per causa di servizio nel dettaglio: quali sono?

I benefici economici sono:

  • l’equo indennizzo, se l’invalidità permanente sia dovuta ad un’infermità o lesione ascrivibile ad una delle tabelle (A o B) allegate al D.P.R. 30.12.1981 n. 834;
  • il diritto alla retribuzione integrale per i periodi di malattia fruiti a causa delle infermità riconosciute.

I benefici pensionistici sono:

  1. la maggiorazione dell’anzianità di servizio ai fini pensionistici per coloro a cui sia stata riscontrata un’invalidità ascritta dalla I alla IV categoria della Tabella A allegata al D.P.R. n. 834/1981;
  2. la pensione privilegiata, quando il dipendente venga collocato a riposo per inidoneità assoluta e permanente al servizio.

In quali situazioni si applica la procedura di causa di servizio?

La disciplina relativa alle cause di servizio è applicabile esclusivamente ai militari, ossia agli appartenenti alle Forze Armate e al Comparto Sicurezza. Inoltre, si estende anche al personale in servizio presso il dipartimento dei Vigili del Fuoco, ai Magistrati e al personale prefettizio.

Come già accennato, per tutti gli altri dipendenti pubblici, si applicano le procedure previdenziali dell'INAIL relative alla malattia professionale.

Fino all'anno 2011, tutti i dipendenti del settore pubblico potevano beneficiare delle prestazioni previste per il riconoscimento della causa di servizio e dell'equo indennizzo.

È importante notare che queste nuove normative non si applicano ai procedimenti avviati prima del 6 dicembre 2011.

ONA TV- vittime del dovere

Causa di servizio e il requisito del nesso causale per il riconoscimento

Per ottenere il riconoscimento della causa di servizio, è fondamentale dimostrare che le infermità siano strettamente connesse all'ambiente di lavoro e/o alle condizioni di servizio (nesso causale).

Questa procedura è regolamentata dal Decreto del Presidente della Repubblica 461/01. Il riconoscimento costituisce un accertamento definitivo secondo l'articolo 12 dello stesso decreto. Ciò dà diritto al trattamento pensionistico privilegiato e all'equo indennizzo. La valutazione è effettuata dalle Commissioni Mediche (CMO) e dal Comitato di Verifica delle Cause di Servizio. La procedura si conclude con un decreto amministrativo che deve essere notificato all'interessato.

La procedura di riconoscimento deve essere avviata entro un periodo di cinque anni dall'evento, ovvero dalla cessazione del servizio in caso di malattia professionale.

Causa di servizio e la scadenza dei 5 anni per la procedura di riconoscimento

Molte malattie possono manifestarsi molti anni dopo l'esposizione a condizioni di lavoro dannose, come nel caso delle malattie correlate all'amianto. Oggi, nel caso delle domande amministrative per il riconoscimento della causa di servizio, il termine di cinque anni non si applica alle malattie oncologiche.

Questa decisione è stata presa dalla Corte Costituzionale nelle sentenze numero 323/08 e 43/15, che hanno dichiarato l'incostituzionalità dell'articolo 169 del Decreto del Presidente della Repubblica 1192/73, con riferimento all'articolo 2, comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 243/06.

In tali casi, il termine di decadenza inizia a decorrere al momento della manifestazione della malattia e non già dalla cessazione del servizio.

Dipendenza da causa di servizio: funzionamento e cambiamenti

La dipendenza da causa di servizio riguarda la condizione in cui un lavoratore può richiedere benefici o indennizzi solo se può dimostrare che lesioni o malattie siano direttamente legate all'attività lavorativa. Questo principio costituisce il fulcro delle decisioni giurisprudenziali e delle definizioni giuridiche relative alla causa di servizio.

Per dimostrare la dipendenza da causa di servizio, il lavoratore deve presentare prove evidenti e convincenti che dimostrino il legame tra l'attività lavorativa e il danno subito. Questo può comportare l'utilizzo di testimonianze, documentazione medica e altre prove.

Nel caso delle malattie professionali, esiste una lista di malattie stabilita dall'INAIL nella "lista I" per le quali vige la presunzione legale di origine. Ciò significa che al lavoratore affetto da una di queste malattie basta dimostrare la presenza della noxa patogena sul luogo di lavoro e l'esistenza della malattia per ottenere il riconoscimento della malattia professionale e i relativi indennizzi.

L'inversione dell'onere della prova per la causa di servizio

Già con Consiglio di Stato 837 del 2016 si è affermato il principio che ove il militare subisca un danno biologico per infermità, le medesime vanno riconosciute per causa di servizio a meno che l'amministrazione dimostri un decorso esclusivamente alternativo. Questo principio si è affermato in modo particolare per malattie causate dall'esposizione a uranio impoverito o meglio per coloro che in missione in territorio contaminati contraevano gravi patologie tumorali per effetto della contaminazione dovuta alle nanoparticelle e radiazioni sprigionate per l'uso di proiettile impoverito.

Così questo aspetto trova principale riferimento nell'articolo 603 del Segreto legislativo 66 del 2010 vigore negli articoli 1078 e 1079 del DPR 90 del 2010.

Ricorso in caso di rigetto della domanda da parte dell'Amministrazione

Per quanto riguarda il personale “contrattualizzato”, cioè soggetto ai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro di categoria, a seguito del D. Lgs. 31.03.1998 n. 80 si è attuato il passaggio della competenza giurisdizionale dal Tribunale Amministrativo Regionale al Giudice Ordinario (Tribunale Civile in funzione di giudice del lavoro).

L’impugnazione dei provvedimenti negativi da parte di questa categoria di personale va proposta entro il termine ordinario di prescrizione decennale (dieci anni dalla notifica).

Per quanto riguarda, invece, il personale “non contrattualizzato”, come i docenti universitari, vale ancora la giurisdizione del T.A.R., che deve essere adito, a pena di decadenza, entro il termine di sessanta giorni dalla notifica del provvedimento.

Il provvedimento che neghi la concessione della pensione privilegiata può essere impugnato, sia da parte del personale contrattualizzato che non contrattualizzato, davanti alla Corte dei Conti, giudice competente in materia pensionistica, ai sensi dell’art. 14 del R.D. 27.06.1933 n. 703.

L'esclusiva giurisdizione della Corte dei Conti per la pensione privilegiata

La valutazione del Comitato di Verifica delle Cause di Servizio (CVCS) è unica, definitiva e vincolante. In altre parole, se il CVCS non riconosce la dipendenza tra l'infermità o le lesioni e i fatti di servizio, il richiedente non otterrà né l'equo indennizzo né la pensione privilegiata, e neppure alcun altro beneficio correlato.

Prima dell'entrata in vigore del Decreto del Presidente della Repubblica 461/2001 (articolo 12) e, soprattutto, prima della sentenza 4325/2014 della Corte di Cassazione a Sezioni Riunite, il personale delle Forze Armate, della Polizia e del Soccorso Pubblico in servizio poteva fare ricorso al TAR o presentare un Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica (entro 60 o 120 giorni dalla notifica del provvedimento negativo) solo contro il decreto negativo riguardante la dipendenza da causa di servizio.

Tuttavia, questi ricorsi non potevano e ancora oggi non possono contestare il parere tecnico-scientifico del CVCS, a meno che non sia manifestamente infondato, incoerente o distorto nei fatti. Questi ricorsi si limitano a valutare la legittimità degli atti.

Nel miglior dei casi, essi possono annullare i decreti e ordinare all'Amministrazione di ottenere nuovi pareri dal CVCS, che potrebbero ancora una volta risultare negativi, costringendo gli interessati a intraprendere una potenziale azione legale senza fine e costosa.

Cosa cambia con il ricorso alla Corte dei Conti?

Dopo l'entrata in vigore del Decreto del Presidente della Repubblica 461/2001 (articolo 12) e, soprattutto, dopo la sentenza 4325/2014 della Corte di Cassazione a Sezioni Riunite, il personale ancora in servizio può fare ricorso alla Corte dei Conti per ottenere il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio per la pensione privilegiata.

La Corte dei Conti, in quanto giudice del rapporto, ha il potere di riesaminare i fatti di servizio, le condizioni ambientali e le cause delle infermità. Può richiedere una nuova consulenza tecnica, acquisire perizie mediche-legali presentate dal ricorrente e, alla fine, può prendere una decisione, annullando il decreto negativo e sostituendolo con una propria decisione che l'Amministrazione è obbligata ad attuare.

Inoltre, il ricorso alla Corte dei Conti contro il decreto negativo sulla dipendenza da causa di servizio può essere presentato in qualsiasi momento, poiché non è soggetto a scadenze specifiche stabilite dal TAR.

Rivolgendosi all'Avvocato Ezio Bonanni, compilando il modulo seguente, è possibile ottenere l'assistenza legale gratuita per il ricorso in caso di parere negativo al riconoscimento della causa di servizio.

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