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Published: Agosto 5, 2022

Enel condannata a risarcire un manutentore vittima di amianto

Il Tribunale di Firenze ha condannato l’Enel a risarcire Rolando Cerri, un manutentore morto di mesotelioma.

Enel: una condanna che ha il sapore di “scossa elettrica” 

Enel SPA. Firenze 27 giugno 2022. La nota multinazionale Italiana dell’energia dovrà pagare oltre 1 milione di euro alla moglie e ai figli di un manutentore elettrico, morto per mesotelioma.

A stabilirlo, il Tribunale di Firenze, con una sentenza che ha il sapore dell’amara vittoria.

Una storia di ordinaria negligenza

Rolando Cerri, deceduto nel 2016 (all’età di 77), aveva lasciato la moglie Giovanna e i figli Bernardo e Simone, all’epoca 50 e 45 anni.  

L’uomo lavorava per le centrali riunite Marzocco a Livorno. Occupandosi della manutenzione periodica delle turbine coibentate con amianto, era venuto a diretto contatto con la fibra killer, per vent’anni, dal 1966 al 1986. 

Sulle cause della sua morte, l’Enel, aveva sempre negato, anche in sede giudiziaria, qualsiasi nesso causale tra lo sviluppo della malattia e l’esposizione al patogeno. Era arrivata persino a smentire che fosse venuto a contatto con la fibra killer.

Le indagini condotte dall’ avv. Bonanni hanno tuttavia dimostrato il contrario, attribuendo alla nota società anche la violazione degli obblighi relativi alla sicurezza sul lavoro.

A confermare che ci fu effettivamente una costante manipolazione del minerale, è la dichiarazione di alcuni testimoni. Essi hanno altresì puntualizzato che il materiale tendeva a sbriciolarsi, che nessuno dei lavoratori indossava mascherine protettive e che non esistevano né impianti di aerazione, né aspiratori.

Il parere dei giudici e la storica sentenza contro l’Enel

Secca la sentenza dei giudici. Per loro si ritiene “dimostrata la sussistenza di un nesso causale tra le condotte omissive della convenuta (Enel, ndr), e la patologia che ha causato il decesso di Rolando Cerri”.

Ai familiari sarà pertanto erogato un risarcimento di 904.325 euro, cui andranno aggiunti gli interessi legali dalla data del decesso.

Ennesima vittoria dell’ONA

Giustizia è fatta! - esclama Ezio Bonanni, presidente dell Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), nonché legale dei familiari delle vittime.

C’è da chiedersi le ragioni per le quali l’Enel si ostini a non risarcire il danno in caso di morti di amianto, tanto più quelli di mesotelioma per cui è stato istituito lo sportello di assistenza.

Tutti coloro che sono stati esposti ad amianto e hanno la necessità di assistenza medica assistenza legale si possono rivolgere allo sportello amianto on line dell’associazione, compilando la richiesta di consulenza oppure al numero verde 800 034 294. Coloro che volessero segnalare i siti con amianto e contenenti amianto possono utilizzare l’app Amianto, strumento fondamentale per evitare i rischi di esposizione.

Amianto nel settore della produzione e distribuzione dell’energia elettrica

A sottolineare la questione del rischio amianto nel settore di produzione e distribuzione di energia elettrica è anche il VII Rapporto ReNaM.

Oltre ai 367 i casi di mesotelioma, altre malattie sono connesse all’esposizione alla fibra. 

Gli studi scientifici hanno accertato che l’amianto può causare diverse malattie, più o meno gravi.

Nello specifico, nell’alveo delle categorie benigne si annoverano: il versamento pleurico, le placche pleuriche e l’ispessimento pleurico diffuso, patologia molto comune tra i lavoratori che vengono a contatto con tale sostanza. 
Per quel che riguarda invece le malattie più gravi, quelle maligne, che possono condurre alla morte dell’individuo, si può affermare che il contatto con l’amianto può provocare: il tumore polmonare, il mesotelioma pleurico, quello peritoneale e l’asbestosi (fibrosi polmonare interstiziale). 
Oggi finalmente si è riusciti a dimostrare che la causa delle morti da cancro ai polmoni, per vari lavoratori impiegati nel settore elettrico (Enel), erano dovute proprio alla tossicità dell’amianto.

Enel non si da per vinta

Ci riserviamo la possibilità di impugnare la sentenza”. Questo il commento della multinazionale che in un comunicato precisa “di avere sempre adottato le misure di protezione e di salvaguardia inerenti le condizioni di lavoro nel rispetto della normativa nel tempo vigente"

Enel pertanto "si riserva ogni più opportuna valutazione ai fini di una possibile impugnativa della sentenza".

Utilizzo di amianto per gli impianti elettrici

Perché l’Enel utilizzava amianto?

La multinazionale ha impiegato a lungo il minerale nei suoi impianti elettrici, per via delle sue straordinarie proprietà. Turbine geotermiche e vapordotti erano tutti coibentati e rifiniti con amianto .

Anche a seguito del ritiro dal commercio, l’utilizzo dell’amianto non è stato facile da debellare. 

Di conseguenza, ancora oggi, molti lavoratori (e non solo) si ammalano a causa dell’esposizione al minerale.

Un salto nel passato recente

Agli inizi del 2000, l’Enel era stata al centro di una vicenda giudiziaria relativa proprio alla presenza del pericoloso agente patogeno.

A Larderello (Pi) sede di una delle centrali Enel più grandi d’Italia, moltissimi lavoratori si ammalarono di mesotelioma pleurico e tumori al polmone per amianto.

In sede di giudizio, la parte civile cercò di evidenziare il nesso causale tra la morte dei lavoratori e la presenza dell’amianto nello stabilimento.

In aggiunta, affermò che i soggetti erano deceduti proprio per la continua esposizione alla sostanza tossica. Circostanza imputabile, a loro dire, alla negligenza dei dirigenti responsabili, rei di non aver messo in atto tutte le cautele possibili per garantire la salubrità dell’ambiente.

Anche nelle fabbriche dell’Enel presenti nella città di Brindisi, a seguito di accertamenti richiesti dal Tribunale era stata dichiarata la presenza di amianto. 

Un altro caso ancora aveva interessato gli stabilimenti dell’Enel di Roma. In questo caso, la società elettrica era stata condannata a un risarcimento di oltre sedicimila euro per il danno ai polmoni nei confronti di un lavoratore.

Nel caso specifico, le perizie medico legali avevano accertato che il dipendente era affetto da placche pleuriche bilaterali, depressione, sbalzi d’umore e patologie tipiche dei soggetti affetti da avvelenamento da amianto.

Perché negare ancora?

I casi appena narrati dimostrano che negli stabilimenti dell’Enel sparsi in tutta Italia, l’amianto era presente, eccome! 

Oltre all’Enel, anche altre aziende importanti in Italia quali, per esempio, Telecom, Olivetti, Fiat, Fincantieri, Enichem sono state e sono al centro di vicende giudiziarie e umane analoghe.

Tuttavia si continua ancora ad insabbiare o minimizzare un dramma che ha mietuto troppe vittime e che continua a causare sofferenza. 

Tubi in cemento-amianto: ONA chiede chiarezza

Ancora oggi, a Firenze, Prato, Pistoia, Treviso, Mogliano e Conegliano Veneto i cavi della rete elettrica sono posati dentro tubi in cemento-amianto

Riuscire a quantificarne la presenza è quasi impossibile, perché mancando un catasto del sottosuolo italiano, non si ha una mappatura  puntuale della tipologia di posa dei cavi.

E non si tratterebbe di casi isolati. Secondo l’Osservatorio nazionale amianto, questo tipo di materiale “è stato utilizzato negli impianti realizzati prima del 1992 per avvolgere i cavi di media e alta tensione interrati, non in quelli aerei”, oltre che “nelle centrali elettriche e nei retropannelli delle centrali elettriche per le sue capacità isolanti e ignifughe”

Elettricisti ed esposizione all'amianto

Secondo uno studio dell'International Journal of Epidemiology del 2018, gli ex elettricisti e i manutentori, come Rolando Cerri, sono tra i gruppi a più alto rischio di malattie legate all’amianto.

Per loro, l’esposizione può avvenire in uno dei due modi. 

Possono rilasciare fibre di amianto come polvere nell'aria durante il taglio, la perforazione o la rimozione di materiali da costruzione esistenti contenenti amianto. 

Ma anche riparare i prodotti elettrici isolanti che contengono filo di crisotilo crea un'altra opportunità di rischio.

Uno studio del 2008 ha analizzato i dati degli esami clinici e delle interviste di 119 lavoratori professionalmente esposti all'amianto. I ricercatori stavano cercando biomarcatori del mesotelioma in grado di prevedere il rischio di malattia e lo studio includeva un gruppo di elettricisti.

Per inciso: più alto è il livello del biomarcatore, più grave è la condizione. 

Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che un alto tasso di esposizione alle fibre di amianto aveva aumentato la presenza di un biomarcatore noto per aver provocato mesotelioma tra gli elettricisti.

Conclusioni 

L’elenco delle morti è già abbastanza lungo.

Non sarebbe forse il caso di prendere coscienza e iniziare a operare verso il cambiamento?

Fonti 

Occupational exposure to asbestos ncbi.nln.nih.gov

nuovavenezia.gelocal.it

arpat.toscana.it

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