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Published: Dicembre 30, 2022

Marina bis, perchè sono stati condannati gli ex ammiragli

I giudici della Corte di Appello di Venezia hanno spiegato nelle motivazioni il perché delle condanne ai vertici della Marina militare nel processo Marina Bis. Hanno accolto tutte le mie contestazioni, come parte civile dei familiari di alcune vittime amianto, alla sentenza di assoluzione di primo grado.

Marina bis, depositate le motivazioni della sentenza

La III sezione penale ha depositato il 16 dicembre scorso le motivazioni della sentenza n. 2512/2022 del giugno scorso che ha condannato gli alti ufficiali della Marina. Una sentenza storica, perché in un procedimento penale una condanna per amianto è ancora molto difficile.

Il Tribunale di Padova, in primo grado, aveva assolto tutti gli imputati, assumendo la incertezza della diagnosi di mesotelioma e del nesso causale, e ancora scusando il comportamento degli ufficiali e responsabili per presunta carenza dei fondi per la bonifica.

La sentenza di assoluzione è stata un vero e proprio colpo di spugna, da me assolutamente non condivisa come non l’ha condivisa il Procuratore Generale di Venezia. Entrambi l’abbiamo, infatti, impugnata. Si è celebrato un nuovo giudizio presso la Corte di Appello con il rinnovo dell’istruttoria dibattimentale. Durante il dibattimento una Super Perizia ha smascherato la Marina Militare rispetto alle precise responsabilità legate alla vera e propria epidemia di malattie asbesto correlate, più volte da me denunciata.

Marina bis, ho difeso i familiari di 3 parti civili

La sentenza di Appello, nel giugno 2022, ha disposto la condanna gli ex ammiragli della Marina Militare per la presenza di amianto sulle navi. Diverse le vittime che respirando amianto si sono ammalate negli anni di mesotelioma, asbestosi e altre patologie asbesto correlate. Io in questo processo ho rappresentato, come parte civile, i familiari di Tommaso Caserta, originario di Taranto, ma vissuto sempre a Trieste. Il maresciallo era stato infermiere nella Marina Militare e insignito della Croce d’Argento. Così come i familiari del motorista navale Francesco Sorgente e dell’elettricista Giovanni Gallo.

Marina bis, fondamentale la super perizia

La super perizia ha chiarito perché il giudice di primo grado sia giunto a una conclusione diversa e all’assoluzione. Si è basato su un dubbio relativo al nesso causale tra amianto e malattia, insinuato dalla teoria di un professore isolato dalla comunità scientifica. La teoria del prof Pira, che non ha alcuna specializzazione in anatomopatologia, però, secondo il collegio di Appello costituisce “una posizione isolata nel panorama scientifico nazionale e internazionale”.

Il giudice di primo grado l’ha utilizzata, come si legge nelle motivazioni, “per pervenire alla pronuncia assolutoria, senza verificare che le sue tesi fossero condivise dalla comunità scientifica e senza accertare il grado di indipendenza dell’esperto”. Sempre in primo grado furono contestate le diagnosi di mesotelioma, sempre sulla base di convincimenti del prof Pira. Diagnosi che, invece, come ho sempre sostenuto e ora anche secondo i giudici d’Appello sono “corrette e vanno ritenute tutte certe”.

Amianto, nesso causale e lunga esposizione

Per capire la questione del nesso causale e della esposizione prolungata basti spiegare che il prof Pira per dimostrare che una lunga esposizione all’amianto non acceleri il processo del tumore, o non sia determinante, ha portato al giudice l’esempio di 7 casi di mesoteliomi causati da modesta esposizione. Eppure, dice il collegio di Appello: “il campione indicato è francamente esiguo, l’analisi non ha alle spalle uno studio più analitico, né un caso controllo, né una coorte. Prova solo che non vi è una dose soglia in grado di assicurare l’assoluta certezza del rischio, ma questo è un dato pacifico in letteratura”.

E continua: “Se il mesotelioma fosse veramente dose indipendente, la curva storica della sua incidenza sarebbe stata pressocché piatta. Invece la stessa si è impennata proprio in funzione del progressivo utilizzo dell’amianto nei diversi comparti produttivi, a partire dalla cantieristica navale”. Ovviamente io da anni, ricostruendo la storia dell’amianto in Italia e raccogliendo tutti i dati disponibili, sostengo che una lunga esposizione aumenti il rischio di contrarre patologie asbesto correlate.

Come presidente dell'Osservatorio nazionale amianto, già da tempo, ho costituito il dipartimento di assistenza di tutte queste vittime e dei loro familiari, perché ottengano la equiparazione a vittime del dovere. Questi diritti si sommano a quelli del risarcimento del danno. Tutte le vittime, e i loro familiari, possono rivolgersi all’Ona.

In primo grado assoluzione anche per accuse mai contestate

Da sottolineare anche un altro errore del giudice di primo grado, sempre secondo i giudici di Appello, in relazione al processo Marina bis, quando assolve gli imputati perché non avrebbero avuto il denaro necessario per le bonifiche. In realtà, fa presente il collegio, questo non è mai stato contestato agli ex ammiragli. La loro responsabilità è da ricondursi alla mancata informazione dei rischi, al mancato utilizzo dei dispositivi di protezione e di misure volte a limitare le esposizioni. Tutti comportamenti che potevano essere attuati senza costi e che erano un esatto dovere dei responsabili.

I ritardi dei vertici della Marina Militare, secondo le motivazioni della sentenza Marina bis, sono palesi se si pensa che il primo opuscolo informativo sull’amianto è stato stampato e diffuso nel 2007. La Marina militare inglese lo aveva predisposto già dal 1970 e quella americana l’aveva distribuito sin dal 1943. Sapevano della pericolosità dell’asbesto ed erano all’epoca a disposizione dispositivi di protezione quali mascherine e sistemi di aereazione mai utilizzati. 

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