Il lucro cessante rappresenta una delle due componenti fondamentali del danno patrimoniale e si configura come il mancato guadagno che una persona avrebbe potuto ottenere se un evento dannoso non si fosse verificato. Insieme al danno emergente, il lucro cessante è disciplinato dall’articolo 1223 del Codice Civile, che stabilisce le regole per il risarcimento del danno patrimoniale in caso di illecito civile o inadempimento contrattuale.
Mentre il danno emergente riguarda le perdite già subite e documentabili, il lucro cessante si riferisce al vantaggio economico non realizzato a causa dell’evento lesivo. Questa componente è spesso più complessa da quantificare rispetto al danno emergente, poiché implica una valutazione prognostica del guadagno che il danneggiato avrebbe ragionevolmente ottenuto in condizioni normali.
In questa guida vediamo nel dettaglio cos'è, quando se ne può ottenere il risarcimento, come si dimostra e come si calcola.
Il lucro cessante è definito come il mancato guadagno o la perdita di opportunità economiche che si verificano a seguito di un fatto illecito o di un inadempimento contrattuale. È una componente del danno patrimoniale che, pur non manifestandosi immediatamente come una perdita tangibile, incide negativamente sul patrimonio del soggetto danneggiato in termini di mancata crescita o sviluppo.
Ad esempio, in un incidente stradale che coinvolge un lavoratore autonomo, il lucro cessante può includere le somme che il professionista avrebbe guadagnato nel periodo di inattività forzata.
Allo stesso modo, nel caso di un’azienda danneggiata da un’interruzione di fornitura, il lucro cessante può comprendere i profitti non realizzati a causa dell’arresto della produzione.
Il danno dal lucro cessante può consistere nella:
Come per il danno emergente, anche il lucro cessante trova la sua base normativa nell’articolo 1223 del Codice Civile, che impone il risarcimento delle conseguenze immediate e dirette del fatto dannoso. Il legislatore italiano stabilisce che il risarcimento del lucro cessante deve rispettare i seguenti principi:
Questi principi limitano il risarcimento alle perdite che si possono ragionevolmente attribuire al comportamento lesivo, escludendo eventuali danni remoti o indiretti.
La principale distinzione tra il lucro cessante e il danno emergente riguarda la natura del pregiudizio economico:
Mentre il danno emergente tende a essere più oggettivo, il lucro cessante richiede un’analisi probabilistica. Infatti deve tener conto delle aspettative economiche legittime e delle circostanze che avrebbero influenzato i guadagni futuri.
Il diritto al risarcimento del lucro cessante sorge in tutte le situazioni in cui l’evento lesivo causa un mancato guadagno diretto e quantificabile. Le fattispecie più comuni includono:
Il calcolo del lucro cessante è una delle operazioni più complesse nel contesto del risarcimento del danno patrimoniale, poiché implica una proiezione economica basata su dati concreti e valutazioni probabilistiche. La determinazione dell’importo risarcibile si fonda su tre elementi principali:
Le stime devono essere effettuate con il supporto di perizie tecniche o economiche, che forniscano una valutazione accurata del danno. Inoltre, è necessario applicare un tasso di attualizzazione per calcolare il valore presente del danno futuro.
Il concetto di lucro cessante si estende anche al danno futuro, ossia a quel pregiudizio economico che si manifesterà con elevata probabilità nel tempo. Non si include, tuttavia, il guadagno puramente ipotetico o aleatorio, come stabilito dalla giurisprudenza (Cass. 7647/1994). Inoltre, dal calcolo del risarcimento devono essere sottratti eventuali benefici che il danneggiato abbia ottenuto in conseguenza dell'evento lesivo, secondo il principio della compensatio lucri cum damno.
Ad esempio, in caso di ritardo nella consegna di un bene da parte del venditore, se l'acquirente paga il prezzo pattuito con ritardo, tale ritardo costituisce un vantaggio solo qualora il venditore dimostri che il compratore abbia investito quel denaro in attività redditizie (Cass. 1562/2010). In questa situazione, occorre considerare come il mancato pagamento del prezzo abbia influito positivamente sul patrimonio dell'acquirente e, più nello specifico, valutare l'uso concreto che il promissario acquirente abbia fatto di quel denaro non ancora versato al venditore.
La Cassazione afferma in proposito che:
L’onere della prova del lucro cessante spetta al danneggiato in caso di illecito, che deve dimostrare:
Tuttavia, la giurisprudenza riconosce che il lucro cessante non può essere provato con la stessa precisione del danno emergente. Pertanto, sono ammesse valutazioni basate su criteri probabilistici e presunzioni fondate su elementi oggettivi.
Il danno patrimoniale può derivare anche da un inadempimento contrattuale e l’onere della prova cambia a seconda della tipologia di responsabilità. Infatti:
Quindi:
Il grado di invalidità permanente determinato da una lesione all'integrità psico-fisica, anche se di elevata entità, non determina ipso facto la riduzione percentuale della capacità lavorativa specifica del danneggiato né, conseguentemente, una diminuzione del correlato guadagno.
La risposta è sì, solo sulla componente di risarcimento relativa al lucro cessante.
Infatti, trattandosi di un mancato guadagno, rappresenta una quota di reddito che, in assenza del pregiudizio, si sarebbe conseguita e, quindi, risulta imponibile ai fini fiscali.
La tassazione del risarcimento da lucro cessante è esclusa solo relativamente agli importi liquidati a titolo di invalidità permanente o per morte, benché corrisposti in sostituzione del reddito perduto.
Una particolare forma di lucro cessante si verifica nel caso di danni derivanti da lesioni personali. Qui, il danno si collega alla perdita o alla riduzione della capacità lavorativa specifica del soggetto danneggiato. Questo tipo di pregiudizio non solo compromette l’integrità fisica, ma può anche limitare o rendere più difficoltosa l’attività professionale del danneggiato, con conseguenze dirette sul reddito.
La capacità lavorativa, intesa come l’abilità di un individuo di generare un reddito, è suddivisa dalla giurisprudenza in due categorie distinte:
Per ulteriori approfondimenti su questo argomento, si rimanda alle analisi specifiche relative al danno futuro e alla sua valutazione.
La giurisprudenza ha contribuito significativamente a chiarire i criteri per il risarcimento del lucro cessante. Tra le sentenze più rilevanti:
La Corte ha inoltre sottolineato che, in caso di dubbio, il giudice deve adottare una valutazione equitativa basata sugli elementi disponibili.
Nel contesto della responsabilità civile, il risarcimento del lucro cessante mira a garantire che il danneggiato non subisca un pregiudizio economico a lungo termine a causa dell’evento lesivo. Tuttavia, la natura prognostica di questo danno rende indispensabile un’analisi rigorosa dei fatti e delle circostanze del caso concreto.
Il giudice ha il compito di bilanciare il diritto del danneggiato a un risarcimento equo con la necessità di evitare richieste speculative o eccessive. Questo equilibrio si ottiene attraverso l’applicazione di criteri oggettivi e presunzioni basate su dati concreti.
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