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Infezioni nosocomiali: tutela legale e risarcimento danni

Le infezioni nosocomiali, comunemente note come infezioni ospedaliere, sono un fenomeno associato all’assistenza sanitaria. Si manifestano durante il ricovero o il trattamento in contesti sanitari come ospedali, ambulatori, centri di lungodegenza o strutture domiciliari. A livello tecnico, sono classificate come Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) e comprendono infezioni causate da batteri, virus, funghi o, meno frequentemente, da altri agenti patogeni. Una caratteristica fondamentale è che al momento del ricovero o della prestazione sanitaria queste infezioni non erano clinicamente manifeste né in fase di incubazione.

In Italia, il Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 ha incluso le infezioni nosocomiali nella categoria degli “errori in medicina,” evidenziando l’impatto negativo che esse hanno sulla salute pubblica e sui costi economici e sociali. Questo tipo di complicanze rappresenta una sfida significativa, sia in termini di prevenzione sia di gestione, e richiede un’attenta sorveglianza e adeguati protocolli per minimizzare i rischi.

In questa guida dedicata vediamo cosa sono, quali sono i numeri in Italia e le principali cause. Parliamo di prevenzione e di protocolli da rispettare nelle strutture ospedaliere. Vediamo anche quale è il quadro normativo e quali sono le tutele legali e risarcitorie per le vittime di infezioni correlate all'assistenza.

L'Avvocato Ezio Bonanni e il suo studio legale sono esperti in responsabilità medica e risarcimenti da malasanità. Al termine di questa pagina trovate il form per richiedere la consulenza legale gratuita.

Cosa sono le infezioni nosocomiali e quanto sono rilevanti

Le infezioni nosocomiali non sono un problema limitato all’Italia, ma rappresentano una questione sanitaria globale. In Europa, si stima che causino ogni anno circa 37.000 decessi diretti e contribuiscano a oltre 110.000 morti indirette. In Italia, l’incidenza è altrettanto preoccupante: si calcola che su 100 pazienti ricoverati, almeno 6,3 contraggano un’infezione nosocomiale durante la degenza.

Considerando i circa 10 milioni di ricoveri annuali nel Paese, si arriva a oltre 600.000 casi di infezione ospedaliera, con circa 6.000 decessi all’anno. Di questi, almeno la metà potrebbe essere evitata con l’applicazione di adeguate misure preventive.

Le tipologie più comuni di infezioni ospedaliere: quali sono?

Tra le infezioni più frequenti spiccano quelle del sito chirurgico, che colpiscono tra il 2% e il 5% dei pazienti operati, prolungando i tempi di degenza e aumentando significativamente il rischio di mortalità.

Le infezioni respiratorie, come la polmonite acquisita in ospedale, sono comuni, specialmente tra i pazienti sottoposti a ventilazione meccanica. Anche le setticemie legate a cateteri vascolari centrali sono frequenti, soprattutto nei reparti di terapia intensiva, così come le infezioni da Clostridium difficile, che colpiscono spesso pazienti anziani o con patologie croniche.

Inoltre, le infezioni correlate all’uso di cateteri urinari rappresentano una quota significativa. A livello microbiologico, i principali patogeni responsabili includono Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e vari ceppi di Staphylococcus.

Fattori di rischio e popolazioni vulnerabili: quali sono?

Il rischio di contrarre infezioni nosocomiali varia in base a diversi fattori. I pazienti sottoposti a interventi chirurgici o procedure invasive sono particolarmente vulnerabili, così come quelli ricoverati in terapia intensiva o sottoposti a ventilazione artificiale. Anche i soggetti con patologie croniche, deficit immunitari o anziani sono più esposti. Altri fattori includono l’uso di antibiotici ad ampio spettro, che favoriscono la resistenza batterica, e l’impiego di dispositivi medici invasivi come cateteri e intubazioni.

Le infezioni possono avere origini diverse. Quelle endogene derivano da patogeni già presenti nell’organismo del paziente, mentre quelle esogene provengono dall’ambiente, dagli strumenti medici o dal personale sanitario. Esistono poi infezioni latenti, spesso legate a micobatteri o virus che si attivano in condizioni di immunosoppressione, come nel caso di trapianti d’organo.

I principali fattori di rischio sono caratterizzati da:

  • età (neonati, anziani);
  • concomitanza di altre infezioni o gravi patologie (tumori, immunodeficienza, diabete, anemia, cardiopatie, insufficienza renale);
  • malnutrizione;
  • traumi o ustioni;
  • alterazioni dello stato di coscienza;
  • trapianti d’organo.

Meccanismi di trasmissione delle infezioni: quali sono?

Perché un’infezione si diffonda, sono necessari tre elementi: una fonte di agenti patogeni, un ospite suscettibile e un mezzo di trasmissione. Il contatto diretto, ad esempio tramite le mani degli operatori sanitari, è una delle principali modalità di trasmissione. La trasmissione può avvenire anche per via aerea o tramite droplet, come nel caso di infezioni trasmesse da tosse o starnuti.

Un’altra via di trasmissione è il contatto indiretto, attraverso strumenti medici contaminati come endoscopi o dispositivi chirurgici. Non mancano casi in cui veicoli comuni, come cibo o fluidi infusionali contaminati, diventano fonti di infezione. Infine, alcune infezioni si propagano per via aerea, con microrganismi che possono rimanere sospesi nell’aria e infettare persone a distanza.

Le sedi più comuni in cui si sviluppano le infezioni includono i polmoni, i punti di inserzione di cateteri e valvole protesiche, il tratto urinario e le ferite, comprese quelle chirurgiche e da decubito. Le infezioni del tratto urinario sono le più frequenti, rappresentando il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere, seguite dalle infezioni respiratorie, sistemiche e delle ferite chirurgiche. Negli ultimi anni, si è osservato un aumento delle polmoniti e delle batteriemie, spesso legato all’uso diffuso di cateteri vascolari e all’abuso di antibiotici.

Principali strategie di prevenzione e controllo

Circa il 30% delle infezioni nosocomiali potrebbe essere prevenuto attraverso misure adeguate. Queste includono una gestione accurata dei sistemi di ventilazione, la corretta manutenzione dei flussi d’acqua, e rigorose pratiche di igiene per il personale e l’ambiente. L’uso di dispositivi di barriera, come guanti, mascherine e contenitori per aghi, è fondamentale, così come l’adozione di protocolli di sorveglianza attiva per identificare e contenere rapidamente i focolai.

A livello istituzionale, è essenziale implementare programmi di controllo a livello nazionale e locale, con personale dedicato alla sorveglianza delle infezioni. La formazione continua del personale sanitario, in particolare in reparti critici come la terapia intensiva e la rianimazione, è altrettanto cruciale per garantire standard di qualità elevati.

Il ruolo della sorveglianza post-dimissione

In molti Paesi, le infezioni nosocomiali sono monitorate attraverso sistemi di sorveglianza nazionali. In Italia, tuttavia, la carenza di risorse ha limitato l’implementazione di tali sistemi. Una possibile soluzione potrebbe essere rappresentata dalla sorveglianza post-dimissione, realizzata attraverso interviste telefoniche, questionari o follow-up clinici. Coinvolgere i medici di famiglia in questo processo potrebbe migliorare significativamente l’identificazione e la gestione dei casi.

Normative e misure per contenere le Infezioni correlate all'Assistenza Sanitaria

Negli ultimi decenni sono state introdotte misure significative per contenere e prevenire l’incidenza delle infezioni nosocomiali. Tra i provvedimenti più importanti figura la Circolare Ministeriale n. 52 del 1985, che ha definito le prime strategie per contrastarle, creando i Comitati Infezioni Ospedaliere (C.I.O.). Questi organismi multidisciplinari sono stati incaricati di sviluppare e attuare programmi volti a limitare la diffusione delle infezioni ospedaliere. Successivamente, la Circolare Ministeriale n. 8 del 1988 ha stabilito criteri standardizzati per diagnosticare e definire le infezioni nosocomiali, promuovendo l’implementazione di sistemi di sorveglianza attiva.

Nel contesto della riorganizzazione sanitaria, il Decreto Ministeriale del 13 settembre 1998 ha istituito i Comitati Ospedalieri per le Infezioni Nosocomiali, mentre il Decreto Legislativo n. 502 del 1992, modificato nel 1993, ha delineato una disciplina complessiva per il sistema sanitario. Parallelamente, il DPR del 14 gennaio 1997 ha fissato requisiti minimi per le strutture sanitarie pubbliche e private, riguardanti aspetti organizzativi, strutturali e tecnologici. Inoltre, il Decreto Legislativo n. 46 del 1997 ha recepito la direttiva europea sui dispositivi medici, stabilendo norme per garantire sicurezza ed efficienza anche in ambito ospedaliero.

Responsabilità medica e risarcimenti alle vittime

Dal punto di vista legale, le infezioni nosocomiali sono considerate eventi prevedibili ed evitabili. Di conseguenza, la responsabilità della struttura sanitaria si basa sul principio che questa debba adottare tutte le misure necessarie per prevenire tali eventi. In caso di danno, il paziente deve dimostrare il nesso causale tra la patologia insorta e l’inadempienza della struttura, che, a sua volta, è tenuta a provare di aver rispettato le norme di diligenza e prudenza richieste, come stabilito dalla Legge Gelli.

Gli ospedali devono documentare l’implementazione di protocolli relativi alla disinfezione, sterilizzazione degli strumenti, igiene ambientale e gestione dei rifiuti sanitari. È altresì indispensabile il controllo dello stato di salute del personale sanitario, la qualità dell’aria negli impianti di ventilazione e la sorveglianza sull’uso di disinfettanti. L’attivazione di sistemi di sorveglianza, il controllo delle visite ai degenti e l’adeguatezza del rapporto tra personale e pazienti sono ulteriori misure fondamentali per ridurre il rischio di infezioni.

Onere probatorio della struttura sanitaria nel dettaglio

In particolare, la Struttura Sanitaria avrebbe l’onere di documentare di aver posto in essere e rispettato le più idonee ed efficaci misure, attinenti specificamente (a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo):

  • all’attuazione (e non alla mera adozione) di protocolli relativi a disinfezione, disinfestazione, sterilizzazione di ambienti e materiali;
  • alle modalità di lavaggio delle mani da parte del personale;
  • all’uso dei dispositivi di protezione individuale;
  • le modalità di raccolta, lavaggio e disinfezione della biancheria;
  • al sistema di smaltimento dei rifiuti solidi;
  • alla qualità dell’aria e degli impianti di condizionamento;
  • modalità di preparazione, conservazione ed uso dei disinfettanti;
  • all’organizzazione del servizo mensa e degli strumenti di distribuzione di cibi e bevande;
  • allo smaltimento dei liquami e alla pulizia di padelle e simili;
  • all’istituzione di un sistema di sorveglianza e notifica;
  • istituzione del Comitato Infezioni Ospedaliere ed alla relativa attività;
  • ai criteri costruttivi strutturali atti a evitare le infezioni;
  • al controllo e alla limitazione dell’accesso dei visitatori;
  • al controllo dello stato di salute dei dipendenti e degli operatori (basti pensare che costituisce fattore favorente le infezioni anche il fatto che infermieri e medici possano operare in precarie condizioni di salute, eventualmente al fine di evitare decurtazioni stipendiali);
  • all’adeguatezza del rapporto tra degenti e personale sanitario;
  • alla pianificazione ed attuazione di continui controlli sulle attività di cui sopra.

Le azioni legali e il diritto al risarcimento

In caso di danni causati da infezioni nosocomiali, i pazienti o i loro familiari possono richiedere un risarcimento. Questo si basa sulla dimostrazione che la struttura sanitaria non abbia adottato le misure necessarie per prevenire l’infezione. Il risarcimento include sia danni patrimoniali sia non patrimoniali, calcolati sulla base dei criteri adottati dalla giurisprudenza e dalla prassi assicurativa. Per tutelare i propri diritti, è fondamentale rivolgersi a professionisti esperti in responsabilità medico-sanitaria, capaci di affrontare procedimenti complessi e ottenere risarcimenti adeguati. Alla fine della pagina trovate un form per rivolgervi all'Avvocato Ezio Bonanni, esperto in responsabilità medica malasanità e risarcimento da errore medico.

Leggi tutto sui tipi più comuni di errore medico

Oltre al risarcimento, esiste la possibilità di accedere a indennizzi statali per danni derivanti da trasfusioni di sangue infetto, vaccinazioni obbligatorie o somministrazione di emoderivati. In base alla legge 210/1992, questi indennizzi sono concessi per motivi di solidarietà sociale e consistono in assegni vitalizi bimestrali, il cui importo varia in base alla gravità delle conseguenze dei danni biologici subiti.

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